giovedì 14 novembre 2013

Castagne & Vino Novello.

Siamo in autunno, ed è tempo di castagne e di vino novello un matrimonio felice che dura ormai nel tempo.
Si sente spesso parlare erroneamente di vino novello come il vino "nuovo".
Il novello è contraddistinto da  una tecnica di produzione dedicata e particolare, diversa da quella dei vini destinati in seguito all'invecchiamento. Tutto questo è il frutto della macerazione carbonica delle uve, tecnica importata dalla regione francese del Beaujolais Nouveau, area di produzione del vino novello francese che da qui prende il nome.
Il vino novello suscita sentimenti contrastanti e in parte ondivaghi tra enologi, sommelier e consumatori: lo si odia o lo si ama, con le sue caratteristiche di vino leggeropoco strutturato, con il suo carattere sofficerotondo, fruttato, con la sua freschezza e il suo accattivante colore rosso vivo e intenso dalle tonalità porpora. Nei primi anni del nuovo millennio si è vista esplodere una "moda" del vino novello, soprattutto tra i giovani, che talvolta è andata a scapito della qualità e che in questi ultimi anni va affievolendosi: rimane però una produzione importante, che in certi casi raggiunge punte di elevata qualità.
L'abbinamento che più va per la maggiore e quello tra "Novello e Castagne".
Il novello un vini rosso giovane, fragrante, vivace, volendo anche abboccato che ha dei profumi tipici di frutta rossa e fiori freschi, deve mantenere una gradazione inferiore agli 11 gradi, va servito fresco ed è il compagno ideale per un pasto semplice. La tradizione impone l’abbinamento vino cibo con il prodotto principe della stagione, le caldarroste, ma ci si può sbizzarrire con abbinamenti più particolari, come con antipasti a base di salumi e formaggi (il tipico tagliere), ma anche con primi piattiarrostie selvaggina.


lunedì 11 novembre 2013

Risotto ai fiori di zucca

Ingredienti (per 4 persone): 
  
  • 350 gr di riso
  • 16 fiori di zucca
  • 1 lt di brodo vegetale
  • Cipolla bianca
  • 1 bustina di zafferano
  • Vino bianco un bicchiere
  • Burro q.b.
  • Parmigiano reggiano q.b
     
Procedimento
In una casseruola mettere il burro, e la cipolla tritata finemente, far rosolare a fiamma media. Aggiungere il riso e farlo tostare per qualche minuto.
Aggiungere il riso e fatelo tostare per un paio di minuti, sfumate con il vino bianco e far evaporare, a questo punto, continuate la cottura aggiungendo a poco a poco il brodo vegetale e mescolando. Assaggiate di sale e, se necessario, aggiungetene. 
Nel mentre, lavate e mondate i fiori di zucca e tritateli piuttosto grossolanamente. Quando il riso sarà giunto a metà cottura aggiungere lo zafferano stemperato in un po’ di brodo e i fiori  di zucca, quindi portate a cottura il riso.
Una volta portato a cottura, a fuoco spento mantecate con una noce di burro e abbondante Parmigiano Reggiano grattugiato, lasciare riposare per un minuto, impiattare e servire e ben caldo.

venerdì 8 novembre 2013

Brunello di Montalcino il top in Italia e nel Mondo.

La storia del Brunello di Montalcino inizia nel 1800 a Montalcino dove Clemente Santi inizia le sperimentazioni di un clone del vitigno Sangiovese: il Sangiovese Grosso, chiamato Brunello per via del colore scuro degli acini. Il mito del Brunello si sviluppa grazie al nipote Ferruccio Biondi-Santi che inizia a vinificare selezionando le uve migliori e crea, intorno al 1870, un vino rosso delicato e potente. Oggi il Brunello di Montalcino è famoso in tutto il mondo e rappresenta una punta di eccellenza della enologia italiana.
La zona di produzione di questo vino comprende l'intero territorio comunale di Montalcino (circa 24.000 ettari), delimitato dai fiumi Ombrone, Asso ed Orcia. Le caratteristiche geologiche del territorio si riflettono sui vini a seconda della zona di produzione.

Il miglior vino del mondo

Nel 2006 il Brunello di Montalcino Casanova Neri Tenuta Nuova 2001, e' giudicato il miglior vino mondiale del 2006 da WineSpectator. Il prestigioso riconoscimento porta il Brunello di Montalcino alle massime vette di popolarita' nel panorama mondiale dell'enologia.
Tra le annate eccezionali sono da ricordare il 194519551961196419701975198519881990199519972004 e il 2006




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LE DENOMINAZIONI E LE PRINCIPALI NORME DEI DISCIPLINARI.

Il Brunello di Montalcino DOCG, il Rosso di Montalcino DOC, il Moscatello di Montalcino DOC, il Sant’Antimo DOC sono prodotti solo ed esclusivamente nel territorio del Comune di Montalcino.

Il "Brunello di Montalcino" è ottenuto da uve di Sangiovese, un vitigno chiamato tradizionalmente, a Montalcino, "Brunello".
Il disciplinare di produzione stabilisce che la produzione massima di uva per ettaro sia inferiore a 80 q.li/ha (circa 52 hl./ha di vino). Regola l'immissione in commercio che avviene il I° gennaio del quinto anno dopo la vendemmia. Durante questo lungo periodo, il vino deve trascorrere almeno due anni in botte di legno e almeno quattro mesi di affinamento in bottiglia. Il periodo di conservazione in bottiglia cresce fino a sei mesi per il tipo riserva che entra in commercio un anno dopo.


Il "Rosso di Montalcino" DOC dimostra la versatilità del territorio di Montalcino che, con lo stesso vitigno Sangiovese, è in grado di produrre anche un vino adatto per essere bevuto più giovane. Infatti il Rosso di Montalcino può entrare in commercio dal 1° settembre successivo alla vendemmia. E’un vino DOC a partire dalla vendemmia 1984 ed  è prodotto con sole uve di Sangiovese. Il Rosso di Montalcino è caratterizzato da freschezza e fruttuosità, valida alternativa per il cantiniere e per il consumatore.


Un ulteriore passo nella direzione del completamento della piramide produttiva dei vini di Montalcino è stato fatto con l'introduzione, a partire dalla vendemmia 1996, dell'ultima denominazione di origine : il “Sant'Antimo”. Si tratta di una denominazione che comprende sia vini bianchi che rossi, anche con l’indicazione del vitigno.


Il “Moscadello di Montalcino” è un vino bianco da dessert a Denominazione di Origine Controllata. Ha un’antica tradizione produttiva a Montalcino e persino il poeta Ugo Foscolo ne scrive in una sua lettera.  Grazie all’opera di alcuni appassionati viticultori sta vivendo una nuova stagione. E’ prodotto con uve Moscato sia nelle tipologie Tranquillo, Frizzante e Vendemmia tardiva.


giovedì 7 novembre 2013

Tu che caffè bevi?


Le strade del vino in Maremma.

"Le Strade del Vino" sono dei percorsi ben definiti ad alta vocazione vitivinicola e costituiscono uno strumento di promozione del territorio in modo da favorire l'eno-turismo.
Tutto questo rappresenta un vero e proprio patrimonio per tutta la toscana.
In tutta la Toscana esistono molteplici strade del vino, quelle che andremo a prendere in considerazione  sono quelle della Maremma, la zona più a sud della Regione.


 La strada "Colli di Maremma" si trova a sud della provincia di Grosseto e comprende 13 comuni tra cui Scansano, Pitigliano, Manciano, Magliano in Toscana, Capalbio, Orbetello e Saturnia.
La seconda Strada del Vino che troviamo è quella situata a nord di Grosseto denominata "Monteregio  di Massa Marittima" che comprende tutte le colline Metallifere, in cui su di esse nascono i comuni di Massa Marittima, Gavorrano, Monterotondo Marittima, Roccastrada e Scarlino.
Questi itinerari non comprendono solo il Vino, infatti durante le visite alle cantine e aziende agricole, è possibile degustare diversi prodotti locali, tra cui l'extra vergine d'oliva un prodotto di eccellenza di tutta la Toscana.

Bicchiere ragionato


mercoledì 6 novembre 2013

"Guida Michelin" ecco tutte le stelle Toscane del 2014

Finalmente è arrivata la guida michelin dei ristoranti stellati d'Italia 2014, per voi abbiamo selezionato quelli toscani.
A guidare la classifica come sempre abbiamo l'Enoteca Pinchiorri con le uniche TRE STELLE della regione toscana.
Firenze si riconferma capitale dell'arte e del buon cibo.

sabato 2 novembre 2013

Le castagne e i marroni.

Il castagno ha origini incerte. Il suo areale di diffusione è stato infatti da sempre pesantemente modificato dall’uomo. In Italia pare sia rimasto anche durante l’ultima glaciazione, rifugiandosi in alcune zone delle Alpi Apuane. Sicuramente è presente da noi sin dai tempi dei romani, che l’hanno coltivano e diffuso perché ne apprezzavano il frutto. Il nome scientifico è Castanea sativa, e secondo alcuni deriva dalla città del Ponto Kastanis, dove pare fosse particolarmente abbondante. La sua ricchezza in amido e zuccheri, oltre che renderlo dolce, ne facevano un cibo riserva per le popolazioni collinari e montane durante l’inverno. Popolazioni che hanno sviluppato metodi particolari di conservazione, come l’essiccazione e la produzione di farina.
Sul mercato, e nel bosco, si distinguono le castagne e i marroni. Prezzo e prestigio cambiano molto dalle une agli altri. Di fatto la pianta che li origina è la stessa, con la differenza che i marroni derivano da innesti su piante selvatiche di castagno. In questo caso non si parla di cultivar come abbiamo già visto per il ciliegio, perché in realtà si tratta di singole popolazioni con caratteristiche molto omogenee: in pratica i marroni non sono stati ottenuti tramite il miglioramento genetico, ma selezionando e riproducendo per innesto le piante con le caratteristiche migliori dei frutti.
Se volete riuscire a distinguere le castagne dai marroni dovete controllare alcune cose. Innanzitutto la pezzatura, decisamente a favore dei marroni, ma anche la buccia, che nelle castagne è bruno scura, mentre nei marroni è più chiara con striature scure. L’ultima differenza visibile è nell’ilo, quella cicatrice biancastra che potete vedere alla base del frutto, che è rotondeggiante nelle castagne, più rettangolare nei marroni. L’altra differenza è invisibile, e risiede nell’episperma, la pellicina che ricopre il frutto: nelle castagne è più spessa e penetra con molta più facilità nel frutto, dividendolo in più parti: in questo caso si dice che il frutto è settato. Nel marrone questo è raro che accada e per questo è molto più facile da sbucciare.
A testimonianza dell’importanza e della diffusione di questo frutto in Italia, l’ultimo elenco dei prodotti DOP e IGP del Ministero delle Politiche Agricole Alimentari e Forestali comprende 4 tipi di castagne e 8 di marroni: in Piemonte la Castagna Cuneo IGP e il Marrone della Valle di Susa IGP, in Toscana la Castagna del Monte Amiata IGP, il Marrone del Mugello IGP, il Marrone di Caprese Michelangelo DOP, in Campania la Castagna di Montella IGP e il Marrone di Roccadaspide IGP, in Lazio la Castagna di Vallerano DOP, in Emilia Romagna il Marrone di Castel del Rio IGP, e in Veneto il Marrone di Combai IGP, il Marrone di San Zeno DOP e i Marroni del Monfenera IGP.
Il castagno è una pianta molto bella e molto longeva. Per rendervene conto quando siete in Sicilia non perdete l’occasione di andare a vedere il castagno dei cento cavalli alle pendici dell’Etna, uno degli alberi secolari censiti in Italia. Guardandolo pensate che lì sotto, sorpresi da un temporale, si sono rifugiati Giovanna d’Aragona e tutto il suo seguito di cento cavalieri. Era il XVI secolo.

È sempre l'ora di un buon caffe